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Via Montenapoleone. Leggende, aneddoti e curiosità sulla storia della via dello shopping milanese

Milano è una delle capitali della moda a livello mondiale insieme a Parigi, New York e Londra. Nonostante l’attenzione alle ultime tendenze si respiri in tutta la città, il vero cuore pulsante è senza dubbio Via Montenapoleone, fulcro del famosissimo Quadrilatero della moda. Il distretto incorniciato tra Via Montenapoleone, Via Manzoni, Via della Spiga e Corso Venezia, racchiude la maggior concentrazione di boutiques ready to wear.

Prima di assumere un ruolo centrale nell’economia e rappresentare l’immagine modaiola della capitale lombarda, il distretto ha vissuto un lungo periodo ricco di fascino e storia. In epoca romana via Montenapoleone, allora chiamata con un altro nome di cui purtroppo non è rimasta testimonianza, segue il tracciato delle mura della città, di cui in numerosi negozi agli ultimi numeri civici vi sono ancora tracce e resti. Questa struttura viene conservata fino all’epoca medievale, quando prende il nome di Contrada di Sant’Andrea. In questo periodo l’area è occupata da chiostri e conventi dei più importanti ordini religiosi, ognuno circondato da ampi e rigogliosi orti, che si estendendono fino alla zone del Naviglio. Nel Settecento però le sorti del distretto cambiano di nuovo. L’aristocrazia, proprietaria ormai della maggior parte dei territori milanesi, prende il controllo anche del Quadrilatero, dando inizio ad un periodo di prosperità e ricchezza che durerà per tutto il periodo della dominazione austriaca. Con il controllo di Maria Teresa Milano raggiunge infatti l’apice della ricchezza economica ed è allora che la città avverte per la prima volta il bisogno di allargare i propri confini.

Il primo passo verso la conquista del suo attuale e glorioso nome si registra però molto più tardi. Risale infatti al 1783 la fondazione del Monte Camerale di Santa Teresa, l’istituzione finanziaria per la gestione del debito pubblico, dalla quale la via ricava la prima parte del suo nome. Per la seconda parte bisognerà invece aspettare fino al 1804, anno in cui Milano è diventata capitale della Repubblica Italiana Napoleonica e Napoleone riapre la banca, rinominata poi in suo onore proprio Monte Napoleone. Una volta terminata la dominazione napoleonica, la via diventerà la sede principale della resistenza del famoso evento di Cinque Giornate. È proprio a cavallo del ‘700 e dell’800 che via Montenapoleone vede una lunga lista di personaggi storici ad abitare tra i suoi palazzi. Carlo Porta e Tommaso Grossi, poeti e amici, sono per esempio dirimpettai: l’uno viveva al civico 1, l’altro al numero 2. Un altro nome di spicco associato a questa via è Giuseppe Verdi, in quanto è proprio qui che compose il “Nabucco” nel 1840.

Durante i secoli successivi via Montenapoleone è stata continuamente sottoposta a ricostruzioni sontuose che seguivano i dettami del periodo neoclassico, di cui Palazzo Marliani, Palazzo Melzi di Cusano e Palazzo Gavazzi sono splendidi esempi. Da allora il distretto diventa ufficialmente la sede delle famiglie aristocratiche più ricche e così sarà fino al 1800, quando nella via fanno la prima comparsa le boutique di lusso. Negli anni ’50 via Montenapoleone conquista il titolo di strada commerciale fra le piu importanti al mondo, suscitando per la prima volta l’attenzione del turismo internazionale

La via simbolo del quadrilatero milanese ha riscosso grande interesse non solo nel settore del fashion e del lusso. Per esempio Carlo Vanzina ha intitolato per esempio una sua commedia del 1987 “Via Montenapoleone”, ma le curiosità non finiscono qui. La celebre via è famosa anche per ospitare il Museo del Rasoio, probabilmente una delle più ricche esposizioni legate al mondo della rasatura, grazie agli importanti e antichi reperti e alla presenza di oggetti personali di figure di spicco come Gabriele d’Annunzio. Infine, per i più curiosi, un’ultima particolarità: via Montenapoleone è l’unica via di tutta la città a poter essere percorsa in auto esclusivamente a partire dal centro della strada in direzione dei limiti esterni, in quanto proprio dalla parte centrale della via partono due sensi unici in direzioni opposte.

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