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Antropologia o abitudine. Cosa ci spinge al mercato?

Nel corso dei secoli l’economia è mutata profondamente e così anche il pensiero economico. Si sono sviluppate teorie spesso in contrasto tra loro, che si sono tuttavia rivelate essere spunti produttivi anche in altri ambiti di studio. Tra i dibattiti più interessanti in campo economico merita particolare approfondimento quello che analizza quanto sia importante per gli individui la creazione di sistemi di scambio. Più semplicemente: il mercato esiste perché nasce da un’esigenza insita nell’uomo oppure deriva da un progresso e da un’evoluzione sociale più moderna?

Questa domanda è stata al centro di importanti discussioni negli scorsi secoli e ha visto come protagonisti due grandi personalità. Il primo è Adam Smith, padre dell’economia classica e pieno sostenitore del mercato autoregolato. Karl Polanyi invece, è un antropologo, storico e sociologo oltre che economista con una visione del mercato differente, in cui le relazioni tra uomini vengono messe al centro del funzionamento della società.

La rivoluzione industriale ha segnato l’inizio di un cambiamento cruciale a livello internazionale per l’intera economia, che ha portato alla nascita di nuove teorie sull’importanza del passaggio dall’espansione economica al progresso tecnologico vero e proprio. È in questo periodo di grande sviluppo del mercato che Adam Smith presume che alla base del libero scambio ci sia un equilibrio in grado di soddisfare i bisogni di tutti gli attori economici. La sua teoria presuppone che l’uomo cooperi con gli altri per natura. Nonostante quindi ogni individuo porti avanti esclusivamente delle scelte che gli possano offrire il maggior profitto, una mano invisibile lo guida a fare del bene all’intera società, bilanciando così gli interessi di tutti.

Secondo Polanyi questa teoria si basa su presupposti errati. La società è per lui costituita dalle relazioni tra persone. L’individuo non ha bisogno del mercato, non esiste in lui una pulsione allo scambio. Inoltre l’idea di mercato autoregolato non esisteva prima del XIX secolo: prima della rivoluzione industriale il mercato non si basava sulla legge della domanda e dell’offerta, ma su altri sistemi stabili. Per Karl Polanyi i vantaggi sociali di un individuo devono essere considerati importanti tanto quanto quelli personali.

Al giorno d’oggi queste riflessioni hanno portato a nuove considerazioni in ambito economico. Secondo la filosofia della condivisione il libero mercato non è in grado di autoregolarsi come sosteneva Smith e c’è quindi bisogno di nuove strutture e condizioni economiche. Alla base del pensiero di questa corrente moderna c’è l’idea di un ritorno a uno stile di vita essenziale, in cui la condivisione si sostituisce al materialismo. Anche le più recenti ricerche neurologiche in campo medico hanno stabilito la natura non utilitaristica dell’individuo ed è proprio a partire da questi studi che la filosofia della condivisione vuole portare avanti il suo cambiamento sociale. L’obiettivo di oggi è quindi trovare il benessere non a partire dai beni personali, ma facendo leva sull’altruismo.

4 Risposte

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