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Quando lo shopping si faceva nell’agorà

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Gli antichi Greci furono talmente abili nel commercio via mare da essere in grado di attivare traffici su tutte le coste del Mediterraneo. Spinti dal fatto che la loro terra, non abbastanza fertile, non permetteva lo sviluppo dell’agricoltura e data la conformazione del loro territorio, composto da millecinquecento isole, divennero abili costruttori di navi, navigatori e mercanti.

Alcune regioni da loro colonizzate divennero così i loro maggiori centri di produzione agricola. Fra queste la Tracia, la Sicilia, l’Italia meridionale, la Cirenaica e l’Egitto, su cui la Grecia esercitava un controllo per garantirsi l’approvvigionamento di grano e altri cereali. Con la creazione della moneta (coniata in oro o in argento), il commercio greco ebbe un grande impulso che portò a un’economia urbana.

Atene, con il porto del Pireo, divenne centro di numerosi scambi. Oltre che cereali, arrivavano in Grecia pelli, pietre preziose, oro, argento, legname (indispensabile per la costruzione delle navi) e schiavi, moltissimi schiavi, la cui richiesta aumentò a tal punto che il loro numero nelle maggiori città si avvicinò al 50% dell’intera popolazione.
Nel contempo, i Greci esportavano manufatti in ceramica (anfore, piatti e vasi, questi ultimi utilizzati per la conservazione e il trasporto dei prodotti agricoli), olio d’oliva, vino, tessuti, oggetti preziosi ed armi, che venivano commerciati soprattutto con la Turchia e le popolazioni dell’Italia meridionale.

partenone

Attraverso l’emporion costruito attorno ai porti passavano le merci per lo scambio all’ingrosso e lo smistamento ai mercati. Emporos, nell’antica Grecia, era il commerciante all’ingrosso, kapelos il commerciante al dettaglio, metaboleùs il commerciante al minuto. Agorai ed emporia (ovvero le piazze in cui si effettuavano gli scambi commerciali) erano sorvegliati da magistrati e particolare cura era dedicata al controllo del commercio granario e alla qualità del pane.

Gli acquirenti, abitanti della città ma anche abitanti del sobborgo, potevano acquistarvi sia le merci locali (i Greci coltivavano olivo e vite, allevavano oche, maiali, api, capre e pecore ed erano dediti alla pesca), sia i tanti prodotti importati. La sola agorà commerciale ateniese contava più di quaranta piccoli negozi, più sicuramente banchi e graticci, in cui venivano offerti pane lievitato, frutta e verdura, carne e pesce, uova e prodotti caseari.

Fichi, uva, melagrane, ma anche castagne, ceci, noci di faggio abbrustolite e formaggi freschi e stagionati, che venivano venduti in negozi separati. Raggruppati probabilmente a seconda delle merci offerte, gli agorai ospitavano in piccoli spazi anche vasai, calzolai, lavoratori del bronzo e scultori. Veri e propri punti vendita, quindi, proprio come un moderno centro commerciale.

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